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Utilità del biomarcatore pro-adrenomedullina medio-regionale (MR-proADM) nell'identificazione dei casi più gravi di sepsi

Sanità Italia

Utilità del biomarcatore pro-adrenomedullina medio-regionale (MR-proADM) nell'identificazione dei casi più gravi di sepsi

Le evidenze di uno studio retrospettivo europeo

Redazione

05 Maggio 2024 19:00

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Le evidenze di uno studio retrospettivo europeo indicano che la mancata diminuzione o l'aumento della MR-proADM lascia presagire un incremento della mortalità, fino del 50%, a seguito del danno d'organo correlato alla sepsi e suggerisce la possibilità di definire criteri di dimissione in sicurezza o di ricovero in ambiente critico.
La sepsi può portare allo shock settico, condizione gravata da elevata mortalità, e può assumere carattere iperinfiammatorio, come nel caso delle infezioni comunitarie, oppure essere sostenuta dall'immunosoppressione che caratterizza tipicamente i pazienti lungodegenti.
In entrambi i contesti la pro-adrenomedullina medio-regionale (MR-proADM) può rivelarsi di notevole utilità

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Di cosa si tratta
L'adrenomedullina (ADM) è un biomarcatore di danno d'organo e assume un importante significato prognostico
 in quanto permette di identificare le condizioni in cui un paziente infetto può andare incontro ad aggravamento. 
La MRproADM è una molecola presente in quantità equivalente all'ADM, che tuttavia non è misurabile a causa della breve durata, pari a circa 20 secondi: il dosaggio della MR-proADM consente pertanto di conoscere il livello di ADM circolante e l'entità del danno d'organo associato. 
In questa breve video pillola abbiamo raccolto l'autorevole punto di vista del prof. Carlo Tascini, direttore della Clinica malattie Infettive ASUFC dell'Università di Udine.

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Interpretazione del dosaggio 
Il livello considerato normale è 0,9 nmol/L
. La MR-proADM è stata studiata principalmente nei pazienti settici, nello stesso setting di studio della procalcitonina, biomarcatore di infezione batterica tessutale: a un calo della procalcitonina corrisponde notoriamente una riduzione della mortalità.
La mancata diminuzione consensuale - o l'aumento -  della MR-proADM, tuttavia, lascia presagire un incremento della mortalità, fino del 50%, a seguito del danno d'organo correlato alla sepsi anche in assenza di isolamento di un patogeno. 

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Utilità pratica in Pronto Soccorso
Come già accennato, la MR-proADM è un marker di sepsi: valori inferiori a 0,9 nmol/L in un paziente infetto ne consentono la dimissione in sicurezza, oltre 1,5 nmol/L impongono il ricovero e oltre i 2,5 richiedono la terapia intensiva. In caso di valori compresi tra 0,9 e 1,5 nmol/L può essere opportuno tenere il paziente in osservazione.

Uno studio su pazienti con polmonite di comunità ha dimostrato che la MR-pro-ADM è molto più sensibile di altri marker nell'identificazione dei soggetti più gravi ed è il miglior biomarcatore predittivo di mortalità a 30 giorni e a 6 mesi.
Va altresì sottolineato che in Pronto Soccorso la sua utilità può rivelarsi superiore a quella di score clinici come il NEWS: si è infatti registrato un indice elevato di riammissione in ospedale in pazienti dimessi incongruamente con MR-proADM elevata e NEWS basso.
Come dimostrato invece da uno studio randomizzato controllato spagnolo, un valore di MR-pro-ADM alla dimissione inferiore a 0,9 nmol/L si associa a una riduzione del 20% di nuovo ricovero, con un risparmio conseguente di posti letto. 

Le evidenze di uno studio retrospettivo europeo
Sulla base dell'opportunità di impiego per stratificare i pazienti più gravi con Covid-19 è stato intrapreso uno studio retrospettivo europeo su oltre 1.400 pazienti dal quale è emerso che, sulla base di età e livello di MR-proADM e proteina C reattiva (PCR), è possibile differenziare i pazienti da dimettere in sicurezza da quelli più gravi.
Da qui la realizzazione di materiali informativi, destinati ai pronto soccorso ospedalieri, per definire criteri di dimissione in sicurezza o di ricovero in ambiente critico.
In conclusione, nel paziente affetto sia da Covid sia da altre infezioni, la MR-proADM consente di stabilire la gravità, può fungere da segnale di allarme ed è vantaggiosa, profilandosi quale valido biomarcatore di danno d'organo predittivo di aggravamento clinico e mortalità.
Restano ancora da stabilire con miglior definizione i valori di cutoff e l'impatto delle comorbilità sulla MR-proADM.

L'autore: prof. Carlo Tascini, direttore della Clinica malattie Infettive ASUFC dell'Università di Udine - tecnicaospedaliera.it/

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