Salute e benessere
Un nuovo farmaco contro obesità e diabete. Ecco per chi è stato approvato il suo utilizzo
In arrivo un nuovo prinicipio attivo per il trattamento dell'obesità e del diabete, due condizioni sempre più in aumento. Ecco di cosa si tratta
Obesità e diabete sono due patologie in rapida diffusione, capaci di generare una lunga serie di problemi nei pazienti, con conseguenze anche gravi. La semaglutide è un farmaco ampiamente utilizzato per il trattamento di entrambe le due condizioni, ma molto presto un altro medicinale farà il suo ingresso nella terapia. Stiamo parlando della tirzepatide.
Gli effetti del nuovo farmaco
La tirzepatide ha ottenuto buoni risultati sia nel trattamento del diabete che dell'obesità. Quest'ultima, lo ricordiamo, è stata riconosciuta ufficialmente come patologia dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Per la precisione, l'obesità viene considerata una malattia cronica, con diversi fattori scatenanti capaci di provocarne l'esordio.
Con l'assuzione della tirzepatide - solitamente somministrata mediante iniezione sottocutanea con cadenza settimanale - si è assistito a un calo di peso del 22%, con buona diminuzione del rischio di insorgenza di patologie correlate. I medici stanno prescrivendo questo farmaco in associazione a una dieta ipocalorica e tanto esercizio fisico. Il suo utilizzo è stato approvato per quei pazienti con un indice di massa corporea (BMI) superiore a 30, ovvero in stato di obesità, ma anche in coloro che si trovano in sovrappeso, con BMI che oscilla fra 27 e 30. Deve sussistere, inoltre, una di queste condizioni correlate: ipertensione, diabete, dislipidemia o patologie cardiovascolari.
Per quanto riguarda il diabete, la tirzepatide può essere somministrata ai pazienti adulti affetti da diabete di tipo 2 non controllato, specie se la metformina non può essere impegata per via di controindicazioni o intolleranze.
Il parere dei medici
"Nonostante i passi in avanti degli ultimi anni, l'obesità resta una condizione molto complessa da affrontare, con carenze culturali e assistenziali importanti, dovute alla sua multifattorialità, al suo decorso cronico e progressivo, alle molte complicanze cliniche associate e, in ultima analisi, alla difficoltà fino ad oggi nell'ottenere risultati duraturi nella riduzione del peso corporeo", ha dichiarato a Ok-Salute Valeria Guglielmi, docente di Medicina Interna presso l'università degli Studi di Roma Tor Vergata.
Ottimista anche Caterina Conte, professoressa di Medicina Interna all'università San Raffaele di Roma, oltre che responsabile presso il Centro Obesità all'IRCS Multimedica di Milano.
"Abbiamo a disposizione un nuovo paradigma farmacologico che ci permetterà non soltanto di fornire risposte a bisogni assistenziali finora largamente insoddisfatti, restituendo tempo e qualità di vita ai pazienti, ma anche di prevenire nel luogo termine le numerose patologie associate e di ridurne l'impatto oggi drammatico", ha dichiarato.