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Un dispositivo per l'ipnosi medica in sperimentazione alla Terapia intensiva del San Donato di Arezzo

Sanità Italia

Un dispositivo per l'ipnosi medica in sperimentazione alla Terapia intensiva del San Donato di Arezzo

Il dispositivo serve a ridurre stress e ansia con benefici sul processo di guarigione dei pazienti

Redazione

17 Settembre 2024 18:00

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Il dispositivo, impiegato da due settimane nell'UTI diretta dalla dr.ssa Raffaella Pavani, serve a ridurre stress e ansia con benefici sul processo di guarigione dei pazienti
Un dispositivo per indurre l'ipnosi medicale nei pazienti della Terapia Intensiva in modo da allontanare ansia e dolore. È quella che l'equipe della dottoressa Raffaella Pavani sta utilizzando da un paio di settimane nell'Unità di Terapia Intensiva (UTI) dell'Ospedale San Donato di Arezzo da lei diretta.

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Il dispositivo è dotato di un visore da indossare che riproduce una decina di realtà virtuali e da un paio di cuffie in cui ascoltare una voce registrata che aiuta la persona a rilassarsi e distogliere così l'attenzione da ansia e dolore. Il dispositivo rimarrà in sperimentazione nel Reparto per due mesi.
«I pazienti delle unità di terapia intensiva sono spesso agitati, confusi e a disagio fino a diventare anche deliranti: si parla infatti di delirium da terapia intensiva - spiega il dr. Roberto Bindi, Infermiere Coordinatore del reparto di Terapia Intensiva dell'Ospedale di Arezzo -. Questi sintomi sono fastidiosi per il paziente e spesso interferiscono con l'assistenza e la sicurezza. Nel peggiore dei casi possono essere potenzialmente letali. In un paziente in condizioni critiche, agitazione, confusione o entrambe possono derivare dalla condizione clinica sottostante, da complicanze mediche, dal trattamento o dall'ambiente di rianimazione».

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«Alcune cause di agitazione o confusione in pazienti in terapia intensiva  - spiega la dr.ssa Raffaella Pavani, Direttrice UTI San Donato Arezzo - possono essere derivanti dalla malattia di base (Trauma cranico, Shock, Ingestione di tossine), da dolore e disagio (causati da lesioni, presenza di dispositivi quali intubazione endotracheale, linee infusionali, sondino nasogastrico), dalle complicanze (Ipossia, Ipotensione, Sepsi, Insufficienza d'organo), dai farmaci quali sedativi e altri farmaci attivi sul sistema nervoso centrale, in particolare oppiacei, benzodiazepine, anti-H2, e antistaminici, dall'astinenza da alcol, droghe o entrambi. Agitazione e confusione causati  anche all'ambiente dell'unità di terapia intensiva, alla privazione del sonno causata dai rumori, luci, o interventi medici round-the-clock tipici dell'UTI, dalla paura di morte, dall'ansia generata da spiacevoli procedure mediche e "rituali di cura". La permanenza in un'unità di terapia intensiva è una tra le situazioni più stressanti dal punto di vista psicologico. Numerose ricerche infatti confermano elevati tassi di depressione, disturbo post-traumatico da stress (PTSD) e altri disturbi psicologici tra i pazienti che hanno trascorso diverso tempo in rianimazione».

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«Secondo alcuni - aggiunge Roberto Bindi - vi è una relazione diretta tra il ricovero in terapia intensiva ed il successivo sviluppo di un disturbo psicologico, mentre altri evidenziano la complessa interazione tra il trauma di una malattia o di una lesione molto grave e gli interventi salvavita spesso somministrati in terapia intensiva. Tuttavia, la conclusione che la terapia intensiva sia un fattore causale indipendente negli esiti psicologici correlati al trauma al momento non ancora è stata dimostrata».
«Dei circa 1000 assistiti all'anno - prosegue Raffaella Pavani - circa il 33,2% è rappresentato da persone non estremamente critiche e quindi non addormentate ma sveglie e, spesso, neurologicamente competenti. Le loro condizioni, se pur gravi, determinano un fattore di rischio per lo sviluppo di sentimenti negativi quali ansia, paura e stress, nonché lo sviluppo di sindrome post traumatica da stress. Per questi motivi abbiamo deciso di sperimentare l'ipnosi medicale utilizzando la realtà virtuale».

Il dispositivo impiegato al San Donato è in grado di ridurre il dolore e lo stress dei pazienti grazie all'ipnosi medica aiutandoli ad affrontare procedure mediche o chirurgiche che potrebbero essere stressanti o dolorose, e ad affrontare momenti ansiogeni e stressanti durante le terapie e la permanenza nel reparto.
«Un dispositivo destinato ad abbattere costi e "danni collaterali" dei metodi tradizionali di anestesia a cui vengono sottoposti i pazienti - conclude Roberto Bindi - e che immerge il paziente in un ambiente sonoro e visivo ipnotico: musiche, testi, immagini e voci si alternano e si sovrappongono per portare la persona nello stato di ipnosi desiderato, in funzione del tipo di intervento che deve essere eseguito. In questo modo l'attenzione del paziente si focalizza sulle immagini e sui suoni che gli permettono di trovarsi progressivamente in uno stato modificato di coscienza, in cui la percezione del dolore tende a scomparire e l'animo a concentrarsi sulla pronta guarigione».

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