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Trigliceridi alti: i sintomi e come abbassarli

Salute e benessere

Trigliceridi alti: i sintomi e come abbassarli

Un eccesso di trigliceridi nel sangue può portare a conseguenze negative per la salute in quanto associato a malattie cardiovascolari, oltre che del fegato e del pancreas

Redazione

19 Giugno 2024 12:00

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trigliceridi sono i grassi più semplici e abbondanti presenti nel corpo umano. Essi rappresentano un fondamentale deposito energetico, fornendo a parità di peso più del doppio dell'energia fornita da carboidrati e proteine. La maggior parte dei trigliceridi presenti nel sangue deriva dall'alimentazione, trovandosi in abbondanza in sia grassi animali e vegetali. Tuttavia, qualora si assumano zuccheri e proteine in eccesso, il fegato è in grado di convertire questi macronutrienti in trigliceridi endogeni che possano poi essere depositati come riserva energetica. Questi lipidi vengono trasportati nel sangue principalmente attraverso le lipoproteine, quali i chilomicroni e le VLDL (Very Low Density Lipoprotein), e si accumulano nel tessuto adiposo, dove vengono immagazzinati come grasso, principale riserva energetica dell'organismo e barriera protettiva contro la dispersione di calore in condizioni di basse temperature. 

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Tuttavia, un eccesso di trigliceridi nel sangue, noto come ipertrigliceridemia, può portare a conseguenze negative per la salute, in quanto associato a malattie cardiovascolari, oltre che del fegato e del pancreas. 

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Quali sono i sintomi dell'ipertrigliceridemia e cosa fare in caso di trigliceridi alti? Ne parliamo con il dottor Davide Romagnolo, cardiologo presso l'IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e presso i centri medici Humanitas Medical Care.

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Trigliceridi: i valori

I livelli di trigliceridi nel sangue sono classificati in questo modo: 

Persone adulte

Persone sotto i 18 anni di età

Trigliceridi alti, le cause

Le ipertrigliceridemie possono dividersi in familiari e non familiari. Le forme familiari di ipertrigliceridemia sono relativamente rare, e derivano da mutazioni genetiche che alterano il metabolismo dei grassi. Più frequentemente, le ipertrigliceridemie sono secondarie a un'alimentazione scorretta e a uno stile di vita sedentario, spesso associati a un substrato genetico favorente.

Non tutti i grassi assunti con la dieta hanno gli stessi effetti sull'omeostasi lipidica. In particolare, i grassi saturi, presenti in abbondanza in carni rosse, burro, margarina, formaggi e insaccati, causano l'incremento dei trigliceridi, del colesterolo "cattivo" LDL e la riduzione del colesterolo "buono" HDL. Al contrario, i grassi polinsaturi (presenti in pesce e oli vegetali non tropicali) e monoinsaturi (presenti nell'olio d'oliva, mandorle e noci), consumati con moderazione, hanno un effetto benefico, contribuendo alla riduzione del livello di trigliceridi e colesterolo LDL nel sangue. 

Trigliceridi alti, quando preoccuparsi

Numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato un'associazione significativa tra elevati livelli di trigliceridi e il rischio di sviluppare depositi ("placche") di colesterolo nelle pareti dei vasi sanguigni, un processo noto come aterosclerosi. La formazione, infiammazione e rottura di queste placche provoca gravi malattie cardio-cerebro-vascolari come l'infarto del miocardio, l'arteriopatia periferica e l'ictus ischemico. Sebbene gli elevati livelli di trigliceridi non causino direttamente l'aterosclerosi, essi favoriscono l'infiammazione dei vasi arteriosi, rendendoli così più suscettibili alle infiltrazioni di colesterolo e alla rottura delle placche aterosclerotiche. Inoltre, i trigliceridi in eccesso, depositandosi nel fegato e nel grasso addominale, determinano la steatosi epatica (il "fegato grasso") e l'obesità viscerale. Queste condizioni favoriscono l'innesco della sindrome metabolica, un complesso di squilibri endocrino-metabolici che si associa allo sviluppo di diabete, ipertensione, aterosclerosi e insufficienza cardiaca, impattando negativamente sulla salute cardiovascolare.  Infine, valori molto elevati di trigliceridi (superiori a 1000 mg/dl o 11,30 mmol/L), talora riscontrati nelle forme familiari di dislipidemia, possono essere causa di pancreatite acuta sia negli adulti che nei bambini. 

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