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Tempi lunghi e cortisone spiegano il decorso per il Papa

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Tempi lunghi e cortisone spiegano il decorso per il Papa

Andreoni: 'Sovrainfezioni da più batteri a causa del prolungarsi del suo stato'

Redazione

18 Febbraio 2025 09:00

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Due elementi possono probabilmente essere alla base del complesso quadro clinico di Papa Francesco: il perdurare del suo stato ormai da vari giorni e l'effetto del probabile utilizzo di terapie a base di cortisone. Ad ipotizzarlo all'ANSA è Massimo Andreoni, professore emerito di malattie infettive all'Università Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali Simit.

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"Il perdurare del quadro clinico ed il probabile utilizzo di terapie con cortisone, che ha l'effetto di ridurre parzialmente le difese immunitarie essendo un immunosoppressore, ha reso probabilmente più semplice la comparsa di sovrainfezioni batteriche e/o fungine che necessitano ora un aggiustamento della terapia rivolta ai nuovi germi identificati", afferma Andreoni. Il Papa, si precisa nel bollettino medico, è infatti stato colpito da una infezione polimicrobica delle vie respiratorie che ha determinato una ulteriore modifica della terapia e "tutti gli accertamenti effettuati sino ad oggi sono indicativi di un quadro clinico complesso che richiederà una degenza ospedaliera adeguata", viene aggiunto.

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Le sovrainfezioni, sottolinea l'esperto, rappresentano una "complicanza di una iniziale infezione delle basse vie respiratorie: come spesso accade, quando una simile infezione perdura nel tempo può infatti complicarsi appunto con la comparsa di sovrainfezioni". L'infezione polimicrobica che ha colpito il Papa indica dunque, chiarisce l'infettivologo, che "alla iniziale infezione delle basse vie respiratorie si è sovrapposta l'azione di ulteriori germi - batteri e/o funghi - che hanno appunto determinato delle ulteriori infezioni rispetto alla condizione iniziale. Ciò facilitato dal fatto che il quadro clinico compromesso del pontefice si sta protraendo da diversi giorni e non ha avuto una rapida risoluzione". La comparsa di questi ulteriori germi, dunque, "ha reso necessario un cambiamento della terapia, con farmaci mirati contro i nuovi germi isolati".

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Altro fattore è poi il "probabile utilizzo di cortisone, che in simili casi viene in genere impiegato per trattare l'asma e la difficoltà respiratoria: essendo anche un immunosoppressore, può avere a sua volta facilitato la comparsa di sovrainfezioni". Dunque, ipotizza l'esperto, "l'azione combinata di questi due elementi - ovvero il perdurare del quadro clinico ed il probabile uso di cortisone - hanno reso con grande probabilità più semplice la comparsa di queste sovrainfezioni che necessitano un aggiustamento della terapia".

Rispetto alle terapie possibili, Andreoni rileva che in "casi di complicanze delle basse vie respiratorie in cui sono rilevate infezioni polimicrobiche, si usano in genere farmaci antibiotici in grado di bloccare la crescita dei diversi germi isolati". Gli effetti delle terapie, conclude, "si dovrebbero ottenere non prima di 1 o 2 giorni di trattamento".

Ansa

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