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Ri-narrarsi è terapia

La cura e il prendersi cura attraverso la parola, l'arte e la scrittura

Ri-narrarsi è terapia

La parola, parlata e scritta, rappresenta una convincente guida e una luce potente per chi, a causa del dolore, perde pezzi di Se'

Antonella Ballacchino

14 Ottobre 2024 10:00

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La materia medica possiede in se' degli stereotipi, costruiti nel tempo, che non rispecchiano la realtà, la sua storia, l'autentico significato. Siamo tutti d'accordo nel pensarla come la materia utile alla cura, eppure, ci si perde erroneamente in anfratti assai estranei e sterili, non guardando oltre. La medicina nasce da un concetto più profondo, nasce come "Arte Medica" e si rivolge all'altro esprimendo il concetto del "prendersi cura" per approdare alla terapia, dunque alla cura globale della malattia ma soprattutto della sfera personale e intima di chi la abita. L'etimologia della parola "arte", infatti, significa "andare verso", dunque è affascinante pensare che il medico possa e debba muoversi nella direzione della Persona ammalata, entrando in connessione, ponendosi in una dimensione dialogica a tutto tondo.

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La Parola, dunque, assume un significato prepotente durante l'atto della cura e del prendersi cura. La possibilità dialogica, però, non sempre risulta semplice, di facile accesso o riesce a colmare e antagonizzare il sentimento della paura o l'emozione della rabbia o della tristezza rispetto alla rappresentazione di un SE' malato. Utilizzare tutti gli strumenti di comunicazione possibili per entrare in empatia con la Persona sofferente, impone uno sforzo e un'attenzione che poco hanno da spartire con i tempi tecnici, le pubblicazioni scientifiche o il semplicistico nesso causale tra sintomo - malattia e successiva proposta terapeutica. Durante il processo di cura infatti, il medico, riesce a sfiorare tutte le sfere che connotano un individuo, nel caso specifico la Persona/paziente che ha di fronte. Non ci si può limitare ad una visita, una diagnosi e una terapia, poiché tra le pause di questi passaggi esiste l'IO. Un IO spesso rotto dal dolore, colmo di sensi di colpa, rassegnato o arrabbiato, un IO perso e frammentato, un IO che ha bisogno di capire e contemporaneamente essere accolto, ascoltato e accudito.

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Le parole, la scrittura, la personalizzazione della medicina, la medicina di genere, l'osservazione della prossemica, l'ascolto della storia, il tempo di attesa, l'indagine sullo stato emotivo, rappresentano, oggi, tessere salienti per ricostruire e riparare e non solo per guarire. La malattia oncologica in questo processo, ad esempio, rappresenta uno tra gli ambiti più adeguato, poiché incide pesantemente sul vissuto di chi attraversa tale ostile percorso di diagnosi e di cura. Il paziente cronico, infatti, anche non oncologico, è costretto a riadattare ogni aspetto della sua vita, sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista relazionale e sociale, in un trambusto emotivo inimmaginabile, ed è spesso preda di uno "scollamento" dalla realtà che lo rende ancora più vulnerabile e con un abissale senso di solitudine e sconfitta.

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"Medical humanities", una prospettiva che pone l'attenzione alla malattia e all'esperienza che vi si costruisce intorno. Più in particolare, l'espressione, utilizzata anche nella lingua italiana, indica l'incontro della medicina (e delle pratiche sanitarie) con le scienze sociali e comportamentali (antropologia culturale, sociologia, psicologia, diritto, economia, storia e storia della medicina, ecc.), con la filosofia morale (teologia morale e bioetica) e con le arti espressive (letteratura, musica, arti figurative e performative). Da qui nasce la Medicina Narrativa e la sua applicazione, oltre trent'anni fa, con il medico Arthur Kleinman, e in Italia con Sandro Spisanti, i quali introdussero l'uso dei racconti quale strumento importante per raccogliere e interpretare informazioni sull'esperienza dei pazienti, sottolineando che i sintomi hanno un significato e questo significato può variare da persona a persona. Invitare il paziente a scrivere la propria storia personale, nelle modalità e focalizzando gli aspetti liberamente scelti, porterà a compiere un doppio, inevitabile passaggio tra mente, pensiero, azione (scrittura) che, tenderà a riadattare e modulare l'emozione e lo stato d'animo su un scala valoriale differente e più realistica. Potrà esprimere concetti dai quali, durante la comunicazione orale, si sente inibito, potrà "vedere" il proprio pensiero trasmigrare su un "luogo esterno" (il foglio) e condividerlo con un interlocutore competente e accogliente. Potrà ri-narrare la propria rappresentazione del SE'.

Ancora una volta la parola, parlata e scritta, rappresenta una convincente guida e una luce potente per chi, a causa del dolore, perde pezzi di se', della memoria, del senso di possibilità, di mastery, e della propria importanza unica e irripetibile su questa terra. Applicare la Medicina Narrativa alla medicina basata sull'evidenza ("evidence-based medicine" - EBM), non è da vedersi come un'antitesi ma come integrazione e potenziamento metodologico. Significa scrutare l'area narrativa interna e come la Persona ammalata "sente" il suo dolore, coniugandola con l'area biologica e d'organo. La narrazione è lo strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura. Il fine è la costruzione condivisa di un percorso di cura personalizzato (storia di cura). Tale aspetto diviene ancora più interessante poiché dentro il processo di cura esiste anche il medico con le proprie sensazioni, la propria vulnerabilità e la propria partecipazione alla sofferenza del suo paziente. Anche questo aspetto rientrerebbe dentro la metodica della medicina narrativa, al fine di conoscere anche le percezioni e le emozioni dell'operatore.  In tal modo l'alleanza terapeutica diviene fortissima e ricca di contenuti che spesso dipanano dubbi diagnostici e aprono prospettive di cura mai pensate prima, in approccio classico. 

Oggi esistono master di specializzazione su questa metodologia, esperti in tutto il mondo e Persone che da questo approccio hanno ricevuto beneficio fisico e soprattutto esistenziale. Sono disponibili strumenti che consentono di mettere in campo una "medicina narrativa digitale", come la piattaforma DNM sviluppata in Italia con il contributo del Center for Digital Health Humanities. In un articolo pubblicato dalla Association of American Medical Colleges (AAMC) si legge: "è facile ridurre i pazienti ciascuno a una specifica malattia. La medicina narrativa è un modo per rimettere tutto assieme, per mantenere viva la curiosità per le persone". E ancora: "Gli studenti e i medici devono conoscere l'anatomia della storia del paziente così come devono conoscere l'anatomia del corpo umano".

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