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La rivoluzione della chirurgia moderna e la crisi del comparto. L'intervista al presidente uscente Acoi Marco Scatizzi

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La rivoluzione della chirurgia moderna e la crisi del comparto. L'intervista al presidente uscente Acoi Marco Scatizzi

In vista di un futuro sempre più volto alla tecnologia e all'innovazione qual è il ruolo del giovane medico e/o chirurgo?

Sonia Giugno

16 Aprile 2024 19:00

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Marco Scatizzi è il presidente uscente dell' Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi), direttore dell'Unità operativa complessa di Chirurgia generale degli ospedali Santa Maria Annunziata e Serristori di Firenze. È socio fondatore della Società PeriOperative Italian Society (POIS) e membro di molteplici associazioni mediche tra le quali l'Associazione Europea dei Chirurghi Endoscopici e la Società Italiana di Chirurgia Oncologica. 
Abbiamo intervistato il dottore Scatizzi in merito al ruolo attuale delle società scientifiche, sulla chirurgia di ieri versus quella di oggi e sul ruolo del giovane chirurgo nella chirurgia moderna.

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Dottore Scatizzi da presidente uscente di Acoi, può spiegarci qual è il ruolo delle società scientifiche oggi?
"ACOI è la più grande Società scientifica chirurgica d'Italia, conta oltre 6.000 soci, questa è la sua forza, oggi una Società come la nostra ha l'onere di fare scienza attraverso, studi clinici cooperativi, inoltre abbiamo fondato una rivista scientifica indexata, Journal of Italian Surgical Association, per dare ai nostri soci un impulso alla pubblicazione scientifica, ma la società scientifica ha anche l'obbligo di formare le giovani generazioni, abbiamo rifondato le Scuole ospedaliere, riunendo 12 nuovi Corsi di Alta formazione in un'unica Scuola Nazionale Ospedaliera di Chirurgia (SNOC) spalmata su tutto il territorio nazionale ed infine abbiamo ingaggiato una battaglia sulla formazione ospedaliera e sul contenzioso legale che sono alla base del disinteresse dei giovani per la Chirurgia Generale, con grave danno per la Società civile, per tutti noi". 

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Da chirurgo di comprovata esperienza, invece, ci spiega come è cambiata la chirurgia nel tempo?  Come cambierà la vita del chirurgo nei prossimi 10 anni tra robotica e intelligenza artificiale?
"Nel corso degli ultimi trent'anni la Chirurgia generale, ha virato verso l'approccio mini invasivo, laparoscopico prevalentemente ed anche robotico, abbiamo imparato a rispettare di più il corpo dei nostri pazienti con interventi meno aggressivi e supportandoli in percorsi di riabilitazione molto rapidi e psicologicamente meno aggressivi, ottenendo risultati incredibili sia sul cancro che sulle patologie degenerative ed infiammatorie, contribuendo significativamente al miglioramento della salute dei pazienti che hanno avuto bisogno di un intervento chirurgico. Ogni cambiamento ha intrinsecamente delle potenzialità e dei rischi, niente è buono o cattivo, se sapremo gestire le potenzialità soprattutto dell'I.A. avremo la possibilità di migliorare ulteriormente tanti aspetti delle cure che già oggi sono molto efficaci".

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Lei, cosa ne pensa dell'applicazione nel settore medico-chirurgico dell'intelligenza artificiale? Può davvero migliorare le pratiche chirurgiche?
"Sì. La quantità di dati e gli algoritmi dell'IA sono un vantaggio assoluto in termini di precisione della diagnosi, ma anche di previsione e progettazione dell'intervento chirurgico. La sfida sarà nella sua diffusione, che deve essere di Sistema, altrimenti acuirà le differenze fra ricchi e poveri e tra nord e sud dell'Italia".

In vista di un futuro sempre più volto alla tecnologia e all'innovazione qual è il ruolo del giovane medico e/o chirurgo?
"Chi è giovane ed è per esempio un nativo digitale, ha enorme vantaggio nel comprendere e nello sfruttare la tecnologia esistente e quella che sta arrivando, il giovane chirurgo quindi ha il vantaggio di avere strumenti di gestione dell'IA che noi più "anziani" non abbiamo, ma deve avere la passione per la cura del paziente e per l'apprendimento della Chirurgia, che farà la differenza".

Sempre più spesso si sente parlare nei tg di aggressioni nei confronti dei medici e di carenza di organico. C'è una correlazione? Non c'è più la passione per la medicina, il problema è nel numero chiuso dei corsi di studio oppure è un problema di salario?  Cosa sta accadendo? 
"Il fenomeno è complesso. Insieme ad un generale scadimento delle regole sociali, come il rispetto per chi sa più di te, come i professori, i medici, altri soggetti con capacità tecnico/scientifiche acquisite col sudore e l'intelligenza, che affligge tutta la Società, vi sono i Social che senza filtri, scatenano istinti bestiali e rendono alcuni cattivi maestri, ignoranti e improvvisati, persone rispettabili da seguire. Questo, in condizioni di paura e sofferenza, scatena istinti aggressivi, che in assenza di responsabili concreti, per esempio delle liste d'attesa, fanno pensare che il chirurgo che hai davanti, e che si impegna a curarti, in realtà sia responsabile di situazioni che dipendono in realtà dall'organizzazione e quindi si scatenano contro.

 Insieme a questo molte Scuole di Specializzazione universitarie non funzionano destinando gli specializzandi a mansioni non adeguate, il contenzioso legale è cresciuto a dismisura e ti senti una spada di Damocle sulla testa, i salari sono i più bassi d'Europa, ed inoltre la considerazione sociale del chirurgo è scaduta. Pensi lei se un giovane non deve pensare di fare l'oculista o il chirurgo plastico, meno pensieri e più soldi, ma così si chiuderanno gli Ospedali. ACOI è impegnata su tutti questi fronti per garantire un migliore  futuro ai giovani che sceglieranno questa meravigliosa professione".

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