Sanità Italia
Intelligenza artificiale in sanità: sogno o realtà? Quali i rischi e opportunità?
Riflessioni su dati, economia ed etica per il futuro della salute pubblica
Fascicolo sanitario elettronico, intelligenza artificiale, telemedicina, terapie digitali. La digitalizzazione sta investendo la sanità ed è destinata a cambiare nel profondo l'organizzazione del servizio sanitario, la pratica medica, la qualità delle cure, il rapporto medico-paziente. È una trasformazione già in corso e a cui il Pnrr ha impresso una forte accelerazione, ma che ha ancora numerosi fronti aperti: il tema della privacy, la qualità dei dati, la creazione di infrastrutture digitali adeguate, la formazione dei lavoratori. A questi temi è dedicato la giornata di studio "Digitalizzazione Umana: Dati, economia ed etica per una visione futura del Ssn" tenutosi il 10 luglio a Roma.
L'evento è stato promosso da Altems Advisory, spin-off dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, con il contributo non condizionante di Sanofi.
"La digitalizzazione rappresenta una svolta epocale ai fini del miglioramento e della sostenibilità complessiva del Servizio sanitario nazionale, laddove si intrecciano dati, economia, programmazione, governance, etica", afferma Dario Sacchini, professore di Bioetica all'Università Cattolica e presidente di Altems Advisory. "La giornata di studio che Altems Advisory ha voluto organizzare è un primo momento di confronto a livello nazionale su come rendere "umana" la digitalizzazione del nostro Ssn, promuovendone il rilancio in quanto bene comune, rimettendo al centro la dignità della persona, tanto del paziente quanto dei professionisti sanitari", aggiunge Sacchini.
In questo scenario, le applicazioni dell'Intelligenza Artificiale sono l'elemento più in vista."Noi consideriamo l'intelligenza artificiale come la panacea di tutti i mali, un sistema che è in grado di risolvere i problemi", precisa Giuseppe Arbia professore ordinario di Statistica Economica all'Università Cattolica e direttore di Altems. "Tuttavia ci si dimentica un aspetto fondamentale: l'Intelligenza Artificiale ha bisogno di dati. Se i dati 'in ingresso' sono di bassa qualità anche i risultati finali lo saranno".
È un aspetto di cui il sistema sanitario dovrà tenere conto se vuole sfruttare appieno le potenzialità dell'IA. Le aziende lo hanno capito: "L'IA è fondamentale per la nostra strategia e contribuisce già in modo significativo al nostro progresso, nell'accelerare la drug discovery, migliorare la progettazione di studi clinici e i processi che sottendono alla produzione e alla fornitura dei nostri farmaci e vaccini", afferma Fulvia Filippini, Country Public Affairs Head di Sanofi.
Il momento è propizio anche per il servizio sanitario. "Ci sono risorse importanti. Per la prima volta abbiamo un Recovery plan europeo con un Piano nazionale di ripresa e resilienza che ha messo 1,7 miliardi sul fascicolo sanitario elettronico, 1,5 miliardi sulla telemedicina, 57 milioni nell'implementazione intelligenza artificiale e 4 miliardi sugli ospedali digitali.
Risorse che sono ancora non sufficienti, ma dobbiamo tenere presente il punto di partenza del Paese", aggiunge il presidente di Farmindustria Marcello Cattani.
In questa fase, tuttavia, bisogna vigilare affinché la transizione digitale non aumenti le diseguaglianze tra i cittadini, mette in guardia don Massimo Angelelli, direttore dell'Ufficio Nazionale per la pastorale della salute. "La questione dell'equità è centrale. Questi sistemi rischiano di ampliare le differenze che già oggi esistono tra Regioni", sottolinea Angelelli. "Ogni innovazione ha una valenza nella misura in cui è capace di combattere queste diseguaglianze. L'auspicio è che si riesca a cogliere questa opportunità unica". (Ansa)