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Epatite C: un problema già risolto?

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Epatite C: un problema già risolto?

Tuttavia, la battaglia non è vinta per almeno due motivi

Redazione

09 Maggio 2024 10:00

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Lo spettro delle malattie epatiche è profondamente cambiato negli ultimi 20 anni.
In passato le cause più frequenti di malattie croniche di fegato erano rappresentate dai virus dall'epatite B e C, mentre altre malattie di fegato come quelle metaboliche erano meno frequenti.
Oggi, lo scenario si è invertito con una netta prevalenza di epatopatie ad eziologia metabolica, una costante presenza delle epatopatie alcool-correlate e una ridotta prevalenza dei virus dell'epatite.

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La prevalenza e incidenza del virus dell'epatite B è crollata come esito dei programmi di vaccinazione.
Allo stesso modo l'infezione da virus dell'epatite C è in forte calo, grazie alle misure di prevenzione adottate in ambito sanitario, tra cui il controllo degli emoderivati e l'utilizzo di aghi monouso, successivamente grazie all'introduzione di terapie efficaci.
Negli anni 90 sono state introdotte le prime terapie antivirali che presentavano però notevoli effetti collaterali che ne limitavano l'uso, specialmente in categorie di pazienti fragili come anziani e immunodepressi.

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Più recentemente, l'introduzione di antivirali ad azione diretta, ha rivoluzionato il trattamento dell'infezione da HCV grazie a terapie somministrate per via orale per 8 o 12 settimane, con elevata efficacia (prossima al 100%), senza eventi avversi maggiori e prescrivibili alla maggior parte dei pazienti senza particolari restrizioni.
L'estensiva applicazione di tali terapie ha consentito di trattare oltre 250.000 pazienti riducendo la prevalenza dell'infezione su tutto il territorio nazionale.
Tuttavia, la battaglia non è vinta per almeno due motivi. 

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Innanzitutto eradicare il virus non consente di avere una risposta anticorpale efficace. Pertanto se quei pazienti continuano ad avere dei comportamenti a rischio possono reinfettarsi (in realtà sarebbe più corretto parlare di eliminazione del virus nella singola persona, piuttosto che di campagna di eradicazione nazionale).
Secondo, si stima che vi siano altre 200.000 persone nel nostro paese con epatite C molti dei quali non sanno ancora di esserne infetti. 
Essi rappresentano il così detto "sommerso" della prevalenza di HCV verso i quali devono essere concentrati gli attuali sforzi di screening e terapia.

Nel 2016 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha approvato la strategia per il settore sanitario globale (Global Health Sector Strategies) che si prefigge come obiettivo l'eliminazione dell'epatite virale entro l'anno 2030.
Per realizzare questo obiettivo è indispensabile mettere in atto uno screening finalizzato ad identificare e curare le persone a oggi ancora ignare della propria infezione e a metterle in contatto con i centri specializzati nel trattamento dell'infezione.
Attualmente, su questo progetto stanno lavorando le istituzioni sanitarie, le associazioni scientifiche, così come le associazioni dei pazienti.

E' necessaria inoltre la collaborazione tra tutte le figure sanitarie che ruotano intorno al paziente, tra cui i gastroenterologi, gli infettivologi, i medici di medicina generali, i medici di laboratorio, per un'azione coordinata di diagnosi e terapia.
Solo attraverso un programma organizzato si potrà arrivare all'ambizioso quanto necessario traguardo di eliminare il virus dell'epatite C. 

Prof. Marcello Maida
Professore Asssociato di Gastroenterologia - Dipartimento di Medicina e chirurgia scuola di Medicina e chirurgia
Università degli studi di Enna "Kore", membro del Consiglio direttivo nazionale della Società italiana di Gastroenterologia (Sige)

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