Sanità Italia
Conferenza socio sanitaria territoriale Asl3 Nuoro: "Non solo carenze di personale, sempre rivendicate, ma necessaria una buona organizzazione e maggiore sinergia"
Necessario 'deburocratizzare' il lavoro dei medici di medicina generale, oggi spesso troppo distolti dal lavoro per eccessiva burocrazia e scartoffie che devono compilare, quindi deburocratizzare anche le procedure di prescrizione
Nuoro 22 luglio 2024 - Iniziata dopo le 10.00 in attesa dell'arrivo della Presidente Alessandra Todde, impegnata nella conferenza stampa di presentazione dell'Europeade del Folclore al Comune di Nuoro.
Saluti e benvenuto del Presidente della conferenza socio sanitaria territoriale, il Commissario della Provincia di Nuoro Costantino Tidu: necessario cambiamento nella gestione della sanità perché evidentemente la Legge regionale 24 (Giunta Solinas) non è riuscita a radicarsi nel territorio.
Non solo carenze di personale, sempre rivendicate, ma necessaria una buona organizzazione e maggiore sinergia. In questi anni si è concentrato tutto nei poli forti a sud e nord della Sardegna, per questo Tidu parla di "sanità differenziata" sulla falsariga di "autonomia differenziata". Oggi occasione per chiedere a Todde e assessore Armando Bartolazzi quali sono le linee guida del nuovo corso.
Paolo Cannas direttore generale ASL n. 3 di Nuoro, con l'aiuto della proiezione di slides, parla dell'idea, iniziata a realizzare nel Nuorese, di investire nella medicina di prossimità, andando a tentare di soddisfare i bisogni dei cittadini nel domicilio.
Quella del Nuorese è una popolazione sempre più anziana e soggetta a cronicità. Cannas ricorda che telemedicina, avviata a Nuoro, ha preso in carico 400 pazienti con scompenso cardiaco, seguiti nel proprio domicilio, con risultati eclatanti, che hanno permesso di dimezzare il ricorso all'ospedalizzazione.
I presidenti dei Comitati di distretto (Bastiano Congiu, sindaco di Oliena, per il distretto di Nuoro, Ignazio Porcu, sindaco di Irgoli, per il distretto di Siniscola, Riccardo Uda, sindaco di Macomer, per il distretto di Macomer, e Paolo Fontana, sindaco di Aritzo, per il distretto di Sorgono) hanno ringraziato Todde e Bartolazzi per la loro presenza e hanno esposto richieste e criticità, soprattutto per potenziare la medicina territoriale: medici di famiglia e pediatri, e guardie mediche (anche guardie mediche turistiche).
Inoltre chiedono di dare attenzione ai servizi sociali, che impegnano il grosso delle risorse dei Comuni. Bastiano Congiu arriva a proporre provocatoriamente un assessorato regionale ai servizi sociali, che ora sono in capo a assessore
sanità. Riccardo Uda chiede che, nella futura "riforma", i centri decisionali non siano accentrati in azienda ARES Sardegna, come parrebbe di capire, ma lasciati anche alle singole aziende socio sanitarie locali, perché interlocuzione con amministrazioni locali è più facile e veloce.
Daniela Falconi, Sindaco di Fonni e presidente di Anci Sardegna, chiede sforzo legislativo per dare ruolo più vincolante a organismo della Conferenza territoriale socio sanitaria (magari rendendo alcuni suoi pareri vincolanti) e chiede tour de force di assessore per ricostruire sanità sarda partendo dai territori.
Alessandra Todde: ribadisce, come già espresso in sede di presentazione delle linee programmatiche della sua Giunta regionale, che non vuole fare una riforma della sanità. Nessuna controriforma quindi ma affrontare temi specifici e poi ragionare su un cambiamento più sostanziale, se ci si rende conto che questo cambiamento ci deve essere. Nessun ritorno al passato, quindi, quando c'era l'azienda unica ATS, perché una delle cose che non ha funzionato con quel modello è stata l'eccessiva centralizzazione, che ha sottratto ai territori. Sulla Conferenza socio sanitaria territoriale Todde concorda con Falconi che si tratta di strumento di stimolo e confronto, per arrivare a condivisione. Sulla medicina territoriale dice di voler affrontare le carenze sostanziali di medici di famiglia (MMG) e Pediatri. Qualcosa è stato già impostato: le delibere di Giunta di mercoledì scorso hanno ritoccato verso l'alto gli importi delle borse di studio degli iscritti alle scuole di specializzazione in medicina generale).
Quelle della Sardegna erano le più basse d'Italia e quindi c'erano pochi iscritti perché poco appetibili. Ora sono state livellate come nel resto della Penisola. Altre misure varate con l'ultima riunione di giunta regionale serviranno a "attrarre" nuovi medici in sardegna e inoltre varate misure di emergenza (utilizzando i medici in pensione e gli specializzandi. Ascot devono avere regole ben precise e "temporali". Case della Comunità rappresentano grande opportunità (ASL Nuoro ha già attive Gavoi e Nuoro, nel vecchio ospedale San Francesco completamente ristrutturato e riaperto), ma non devono rimanere scatole vuote. Per cui anche qui Todde parla di "attrattori" (con percorso che possa gratificare da un punto di vista
professionale e economico i medici che sceglieranno di lavorare nelle Case della Comunità).
Todde ha parlato anche di ridare dignità a ogni struttura ospedaliera e costruire una rete vera degli ospedali, che ora manca. Todde: «quanto è stato sbagliare schiacciare la sanità su Cagliari e Sassari lo si è visto chiaramente in questi giorni col black out elettrico e conseguente "ingolfamento" al Brotzu di Cagliari. Se il maggiore ospedale sardo entra in tilt, questo ci fa capire che un maggiore riequilibrio coi territori è necessario per il bene di tutti».
Bartolazzi: «la Sardegna in questa fase non risulta attrattiva per la professione medica. Io stesso ho notato il progressivo decadimento dell'Ospedale San Francesco di Nuoro dal 2018 (ero presente) a oggi. Decadimento dovuto a questa polarizzazione che qualcuno ha sottovalutato. In una mia visdita del 2018 al san Francesco avevo riscontrato eccellenze che a Roma ci sognavamo, non comprendo perché tali eccellenze siano state lasciate andare a Cagliari e Sassari».
Bartolazzi parla di inversione dei flussi professionali e di sfruttare l'invio di medici dalle università agli ospedali. Questo allargamento della rete formativa potrà essere mutualmente vantaggioso, sia per le università che per gli ospedali del territorio. Anche perché se funzionano bene gli ospedali del territorio episodi come quello del Brotzu dei giorni scorsi "ingolfato" è difficile che si ripetano.
Allargare la rete formativa può allargare le reti di specializzazione. Su medicina territoriale anche Bartolazzi ricorda delibere di mercoledì 17 luglio: raddoppiati gli stipendi dei borsisti delle scuole di specializzazione in medicina generale. I medici specializzandi in queste scuole potranno già lavorare sul territorio, e tale lavoro viene riconosciuto come lavoro professionalizzante. Questi specializzandi potranno già lavorare coprendo turni di Guardia medica, ma anche lavorare nelle Case della Comunità già funzionanti e anche nella medicina penitenziaria.
Necessario inoltre "deburocratizzare" il lavoro dei medici di medicina generale, oggi spesso troppo distolti dal lavoro per eccessiva burocrazia e scartoffie che devono compilare, quindi deburocratizzare anche le procedure di prescrizione.
Bartolazzi dice che per le risorse e la popolazione di 1 milione e 600mila abitanti, la Sardegna, con un sistema sanitario ben organizzato, potrebbe raggiungere i livelli di regioni italiane del Nord. Problema non è carenza di risorse, ma disorganizzazione del sistema e incapacità di comunicazione.
«La mia idea di "riforma" è ottimizzare quello che abbiamo» Bartolazzi afferma che, secondo lui, e se la sua idea sarà condivisa dai colleghi di Giunta, il Mater Olbia, se vorrà l'accreditamento e la convenzione al Servizio sanitario Regionale, dovrà limitarsi a fare solo chirurgia oncologica complessa, rinunciando a tutto il resto. Dovrebbe fare quello che fanno i grandi centri di Milano, ai quali purtroppo sono costretti a ricorrere tanti pazienti sardi (vedi tumore al polmone ecc.).