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Caltanissetta, la ferita aperta dell'acqua: tra progresso e promesse infrante

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Caltanissetta, la ferita aperta dell'acqua: tra progresso e promesse infrante

La pioggia cadde a ristorare le campagne, come se il santo avesse esaudito la supplica di quella popolazione sofferente...

Roberta Barba

30 Agosto 2024 09:00

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Nel cuore di un'estate inclemente, sotto un cielo arso dalla siccità e con le terre che ormai sembravano desistere dalla vita, la processione di San Michele si trasforma in un evento cruciale e drammatico per una comunità in crisi.

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È il 1858 e il racconto di Walter Guttadauria, intitolato "Non piove, e la processione di S. Michele finisce in tumulto", ci immerge in un episodio che rievoca l'epopea delle lotte contadine contro le avversità climatiche.
Quell'anno, la scarsità d'acqua aveva ridotto a miseria i raccolti, gettando nella disperazione i contadini e le loro famiglie. In un disperato tentativo di salvare ciò che restava delle loro terre, i fedeli si rivolsero al loro protettore, San Michele. Decisero di portare il simulacro del santo al convento dei Cappuccini, convinti che la sua intercessione potesse strappare al cielo la pioggia tanto attesa.

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La proposta, però, non fu accolta senza riserve. Il parroco, custode delle tradizioni e delle regole liturgiche, oppose una ferma resistenza. Chiese insistentemente che la processione seguisse il percorso tradizionale e tornasse alla Chiesa Cattedrale. Tuttavia, la pressione dei fedeli e il crescente panico minacciavano di far precipitare la situazione in un caos incontrollabile.
Alla fine, dopo momenti di tensione e confusione, il corteo raggiunse il convento. Fu una notte di attesa ansiosa, ma il cielo, finalmente, si decise a concedere la sua benedizione. La pioggia cadde a ristorare le campagne, come se il santo avesse esaudito la supplica di quella popolazione sofferente.

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Questo non fu un caso isolato. Anche nel lontano 1734, un episodio simile aveva scosso le campagne nissene. Allora, una lunga siccità aveva messo a dura prova la vita agricola. Ancora una volta, i fedeli avevano deciso di mettere in atto una processione penitenziale, portando il simulacro del patrono al convento dei Cappuccini in segno di supplica. Anche allora, dopo tensioni e disordini, il corteo riuscì a raggiungere il suo obiettivo, e la pioggia, come un segno di speranza esaudita, si era riversata sulle terre assetate il giorno successivo.

Avanzando di secoli, un altro racconto di Walter Guttadauria ci trasporta a Mussomeli nel 1954, un anno segnato da un profondo malcontento sociale. In quel periodo, la città affrontava uno dei momenti più bui della sua storia a causa di un grave disservizio idrico. La popolazione, esasperata dalla carenza d'acqua e dall'aumento del canone imposto dall'Ente Acquedotti Siciliani, scese in piazza per protestare. Tuttavia, la manifestazione si trasformò in una tragedia quando, a seguito dell'intervento dei Carabinieri, quattro persone perirono nella calca generata dalla repressione delle forze dell'ordine. Quel giorno, la sete di giustizia e la sete d'acqua si fusero in un unico grido, che risuonò per tutta la nazione.

Oggi, a distanza di decenni, la questione idrica rappresenta ancora una ferita profonda per Caltanissetta e i suoi dintorni. La promessa di un approvvigionamento idrico stabile sembra rimanere un miraggio, nonostante gli avanzamenti tecnologici che hanno segnato gli ultimi anni. L'acqua, risorsa vitale e fondamento della civiltà, continua a essere non solo preziosa, ma a volte inafferrabile, sfuggente come un'ombra in pieno giorno.
Le cronache di ieri sembrano ripetersi oggi, come se il tempo non avesse mai scalfito l'urgenza di questa sfida.

Le cisterne vuote, i campi aridi e i rubinetti che non sgorgano raccontano una storia di conflitti sotterranei, ma anche di speranza e resistenza. L'acqua, nella sua essenza, diventa il simbolo di una comunità che non si arrende, che lotta per un diritto fondamentale: il diritto alla vita stessa. Ogni goccia che riesce a sfuggire alla siccità diventa un simbolo di trionfo, una piccola vittoria in una guerra che non conosce tregua.

Mentre le amministrazioni si alternano e i progetti infrastrutturali si susseguono, la popolazione continua a vivere con la consapevolezza che la prossima crisi idrica potrebbe essere dietro l'angolo. Le soluzioni temporanee non bastano più; la richiesta è di un cambiamento strutturale, di una svolta che possa finalmente chiudere questa ferita aperta.

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