Se dopo un anno di rapporti regolari e non protetti una coppia non riesce a concepire è in genere ritenuta infertile o sub fertile. Le linee guida dell’American Society for Reproductive Medicine suggeriscono sia giustificato iniziare accertamenti per individuare la presenza di ostacoli al concepimento trascorsi almeno 12 mesi di rapporti liberi e non protetti. Un limite che può abbassarsi a sei mesi, in presenza di età femminile superiore ai 35 anni o di fattori di rischio noti.
Tra gli accertamenti previsti per il partner maschile c’è lo spermiogramma. Quando è indicato questo esame e come si fa? Ne parliamo con il dottor Luciano Negri, andrologo del Fertility Center dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.
Che cos’è lo spermiogramma?
Lo spermiogramma è un esame condotto su un campione di sperma, analizzato in laboratorio, al fine di valutare la presenza di patologie che possono causare infertilità maschile. Lo spermiogramma fornisce valori sia qualitativi che quantitativi sul liquido seminale e sugli spermatozoi. La concentrazione, la motilità e la morfologia e le dimensioni degli spermatozoi, insieme all’analisi delle caratteristiche fisiche dello sperma, come colore, pH, volume prodotto, viscosità e tempo di fluidificazione, sono parametri che, se alterati, possono aiutare lo specialista a stabilire il percorso diagnostico per identificare le cause dell’infertilità o la terapia appropriata per affrontarle.
Spermiogramma: come si fa
Lo spermiogramma si esegue su un campione di liquido seminale. Il liquido seminale deve essere raccolto presso l’Istituto, in un contenitore che viene consegnato dopo l’accettazione.
Quando viene prescritto lo spermiogramma?
Lo spermiogramma non è sempre prescritto quando si verificano problemi riproduttivi; in alcuni casi, come nel varicocele, la conferma di valori alterati dello spermiogramma può portare all’indicazione chirurgica da parte dell’urologo.
Nei maschi giovani, le anomalie della spermatogenesi riscontrate nello spermiogramma possono contribuire alla diagnosi di patologie endocrinologiche come quelle dell’ipofisi e dell’asse ipotalamo-ipofisario, soprattutto se associate all’