Salute e benessere

Medico di famiglia "digitale" e aiutato dall'Ai. L'esperto: "Così starà vicino ai pazienti"

Longo (rapporto Oasi, Cergas Bocconi): "In un quadro di carenze crescenti di camici bianchi e di spopolamento degli studi in aree isolate e periferiche va ripensato il concetto di prossimità. Oggi i dottori del territorio lavorano tantissimo e il 70% dei contatti è da remoto"

Redazione Quotidiano Benessere

Non si spengono i riflettori sui medici di famiglia. Lo stesso ministro della Salute, Orazio Schillaci, ne ha parlato a margine di un evento a Roma, evidenziando che si deve "migliorare il Ssn con delle riforme", che "bisogna avere il coraggio di cambiare alcune cose". E rispetto alla volontà di alcuni presidenti di Regione di far entrare i medici di famiglia nel Ssn come dipendenti si stanno "aspettando le proposte delle Regioni". Il dibattito è aperto, ma il punto di partenza per gli esperti deve essere uno: come è cambiato in questi anni il medico di famiglia e cosa potrà diventare nel futuro? Prova a raccontarlo all'Adnkronos Salute Francesco Longo, responsabile scientifico del Rapporto Oasi, Cergas SDA Bocconi. Con una premessa: "Dobbiamo ripensare a che cos'è la prossimità nella contemporaneità". Perché, avverte, la vicinanza al paziente non è solo questione di geografia.

I medici di famiglia oggi, spiega Longo, "lavorano tantissimo, lo abbiamo visto con il nostro Osservatorio: gestiscono in media 50 persone (accessi) al giorno. Alcuni arrivano anche a 70-80. Ciò è legato largamente al fatto che il 40% della popolazione italiana è fatta di cronici", quindi su 1.500 assistiti un medico di medicina generale (Mmg) ne avrà intorno a 600. "E il paziente cronico ha frequentemente bisogno di farsi valutare l'esito degli accertamenti diagnostici, di avere consigli in generale e prescrizioni, visite, farmaci. Quindi il motivo per questa crescita strutturale degli accessi è che adesso il 25% degli italiani sono anziani e il 40% cronici". Ma oltre a lavorare molto i medici di famiglia "lavorano prevalentemente da remoto perché sono i pazienti che si rivolgono loro prevalentemente da remoto. Lo vediamo in tre contesti geografici molto diversi tra loro, cioè la provincia di Lecco, la provincia di Forlì e Scampia (Napoli): 16mila gli accessi osservati, il 70% sono da remoto", indipendentemente dall'età del medico e dei pazienti ("anche gli anziani si rivolgono al medico così").

E' un accesso a distanza multicanale: via telefono, app, WhatsApp, e-mail. Questo cosa implica? "Intanto, che il lavoro da remoto va organizzato a questi volumi - osserva Longo - Abbiamo scoperto che i medici di medicina generale più generosi hanno scelto strumenti di risposta sincroni, come ad esempio WhatsApp, salvo non riuscire a smaltire questa pressione di contatti. Contatti che possono continuare anche il sabato sera o quando si è in famiglia o con amici, con rischio burnout. Quindi tutti i canali devono confluire in un unico contenitore digitale e poi bisogna privilegiare modalità e strumenti asincroni".

Ma i contatti da remoto bastano a vicariare la capillarità della presenza sul territorio,...

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