Sanità Sicilia

Lo screening del tumore del colon: un esame che salva la vita

In Italia lo screening viene eseguito attraverso il test del sangue occulto nelle feci, ripetuto ogni 2 anni nelle persone tra i 50 e i 69 anni.  Si tratta di un esame semplice, gratuito e non invasivo. 

Redazione Quotidiano Benessere

Il carcinoma del colon-retto rappresenta un problema di sanità pubblica in tutto il mondo, costituendo il terzo tumore più comune negli uomini, il secondo nelle donne, e il quarto per mortalità.
La probabilità di sviluppare un tumore è maggiore nei paesi industrializzati, negli uomini rispetto alle donne, e aumenta con l’età specialmente dopo i 50 anni.
Attualmente, lo screening rappresenta un’arma di fondamentale importanza nei confronti di questo tumore, dal momento che consente una diagnosi della neoplasia in una fase pre-clinica (ovvero prima dello sviluppo dei sintomi), la diagnosi a stadi precoci e l’applicazione di terapie più efficaci, con una ridotta mortalità da cancro.

Come ogni screening, anche quello del tumore del colon consiste nell’applicazione di un test a una popolazione di pazienti asintomatici per quella patologia, ma a rischio di svilupparla.
In Italia lo screening viene eseguito attraverso il test del sangue occulto nelle feci, ripetuto ogni 2 anni nelle persone tra i 50 e i 69 anni.  Si tratta di un esame semplice, gratuito e non invasivo. 

Ad oggi, gli sforzi della ricerca sono orientati ad affinare le performance del test del sangue occulto per migliorare la sua precisione nel singolo paziente. Ad esempio un progetto di ricerca attualmente in fase di sviluppo che vede coinvolta la Gastroenterologia dell’Università Kore di Enna insieme ad altri centri italiani di rilievo nazionale, si prefigge l’obiettivo di valutare l’efficacia del test del sangue occulto insieme ad un test del microbiota intestinale come possibile marker di neoplasia da utilizzare nello screening.

Altri studi, tra cui uno recente pubblicato sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine, hanno valutato il ruolo del test del DNA su prelievo ematico, come possibile test di screening.
Nonostante le ricerche in corso, attualmente il test di riferimento nello screening del carcinoma del colon rimane il test del sangue occulto nelle feci, la cui eventuale positività prevede l’esecuzione di una colonscopia come esame di secondo livello.
La colonscopia, oltre alla diagnosi, possiede anche un ruolo terapeutico consentendo la rimozione di eventuali lesioni precancerose riscontrate nel corso dell’esame.  

Altri esami di secondo livello, quali la colonscopia virtuale o la videocapsula endoscopica hanno tuttora un ruolo limitato e vengono utilizzati soltanto come alternative per i pazienti che rifiutano di sottoporsi alla colonscopia.
Attualmente, nonostante la sua consolidata efficacia, l’aderenza allo screening del carcinoma del colon-retto non è ottimale, riducendo la potenziale efficacia della campagna nazionale. I dati del 2021 mostrano come su circa 6 milioni e mezzo di Italiani invitati, abbiano aderito solo il 38,7% dei pazienti a livello...

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