Ascoltare fiabe è un viaggio nella fantasia, ma è anche un viaggio dentro se stessi. In una società altamente digitalizzata, in cui i bambini imparano a usare già da piccolissimi i device, leggere le favole ai nostri figli può essere un ottimo modo per trascorrere del tempo di qualità con loro, evitando gli schermi. Secondo una recente indagine del Sistema di Sorveglianza Bambini 0-¬2 anni dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), l’ esposizione dei piccoli a tecnologie audiovisive è un fenomeno sempre più diffuso a partire già dai primi anni di vita. In Italia oltre il 22% dei bambini tra i 2 e i 5 mesi passa quotidianamente del tempo davanti a tv, smartphone e tablet. I livelli di esposizione crescono all’aumentare dell’età e tra i 11-15 mesi molti piccoli trascorrono fino 1-2 ore al giorno davanti a uno schermo, abitudine che si contrappone alle raccomandazioni dell’OMS e della Società Italiana di Pediatria (SIP) che invitano i genitori a evitare completamente l’utilizzo di dispositivi digitali prima dei 2 anni.
Ma perché è importante ritagliarsi del tempo per leggere con i bambini? Lo abbiamo chiesto alle psicologhe e neuropsicologhe Chiara Dallatomasina e Elisa Riboni, fondatrici di BeBicon, spazio di condivisione sullo sviluppo dei bambini, e autrici del libro Giochiamo a scoprire il mondo (edito da Rizzoli). «L’ascolto è uno dei canali d’ingresso delle informazioni e, forse quello che, in effetti, pensato solo come ascolto al giorno d’oggi, è più difficile da trovare, perché spesso tutti i sensi li abbiamo attivati insieme. Questo tornare a concentrarsi rispetto a uno stimolo sonoro va poi a sostenere anche il canale della parte attentiva, che è la stessa che entra in atto quando dobbiamo ascoltare qualcuno che parla», spiega Elisa Riboni. Ma non è solo questo. «L’ascolto, permette al bambino di riflettere su di sé, proprio come all’adulto, perché riporta all’ascolto di sé e stimola tutta una parte di focalizzazione sull’emotività e sull’esperienza personale», aggiunge Chiara Dellatommasina.
Lo spazio tra i mondi. Ma come funziona l’ascolto? «L’immaginazione ci rende coautori della storia. Il nostro cervello ha un coinvolgimento attivo durante l’ascolto, perché riempie gli spazi lasciati dalla narrazione, i non detti, con pezzi di noi, con contenuti propri, che derivano dall’esperienza personale, ma anche dalla cultura e dal vissuto», racconta la dottoressa Riboni. «L’immaginazione dei nostri bambini è diversa, perché sono più liberi, avendo meno esperienze nel ...
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