Salute e benessere

'Influenza intestinale': attenzione, può lasciare 'strascichi' pesanti fino a 5 anni

"La sindrome dell'intestino irritabile è un disturbo che coinvolge l'asse intestino-cervello caratterizzata da dolori addominali ad insorgenza 'capricciosa', gonfiore, stipsi alternata a diarrea, affligge secondo le stime della SIGE il 20-40% della popolazione italiana, con una predilezione per le donne e la fascia d'età tra i 20 e i 50 anni"

Redazione Quotidiano Benessere

Mai sottovalutare una gastroenterite acuta. Uno studio pubblicato su Gut da un gruppo di ricercatori del Gemelli dimostra che può ‘virare’ verso un quadro si sindrome dell’intestino irritabile, anche in forma grave. Sul banco degli imputati virus come il SARS CoV-2 e batteri come Campylobacter ed Enterobacteriaceae, protagonisti di tante infezioni gastro-intestinali estive.  Quell’insieme di disturbi digestivi che va sotto il nome di sindrome dell’intestino irritabile (IBS), in molti casi potrebbe rappresentare l’ennesima eredità del COVID-19, ma anche della cosiddetta ‘maledizione di Montezuma’ (o ‘diarrea del viaggiatore’). Lo suggerisce uno studio appena pubblicato su Gut (del gruppo British Medical Journal) da un gruppo di ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore-Fondazione Policlinico Gemelli.

“La sindrome dell’intestino irritabile – spiega il professor Giovanni Cammarota, Ordinario di Gastroenterologia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore della UOC di Gastroenterologia, Fondazione Policlinico Gemelli - un disturbo che coinvolge l’asse intestino-cervello, è caratterizzata da dolori addominali ad insorgenza ‘capricciosa’, gonfiore, stipsi alternata a diarrea, affligge secondo le stime della SIGE (Società Italiana di Gastroenterologia) il 20-40% della popolazione italiana, con una predilezione per le donne e la fascia d’età tra i 20 e i 50 anni”. Per alcuni rappresenta un disturbo di lieve entità, ma per molti altri è una condizione che impatta pesantemente sul quotidiano e sulla qualità di vita. Le cause non sono né ben definite, né univoche e questo non aiuta a trovare soluzioni terapeutiche efficaci. La nuova ricerca appena pubblicata su Gut è dunque preziosa, perché aiuta a far luce su alcune cause specifiche dell’IBS. Sotto i riflettori dei ricercatori romani sono dunque finiti il SARS CoV-2 (il virus che causa il COVID-19) e batteri aggressivi per l’intestino e pro-infiammatori (come Proteobacteria e Enterobacteriaceae) che possono causare episodi di gastroenterite acuta.

“Dopo aver fatto una ricognizione accurata di tutta la letteratura scientifica riguardante la comparsa di IBS dopo un episodio di gastroenterite - afferma il dottor Gianluca Ianiro, docente di gastroenterologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, gastroenterologo di Fondazione Policlinico Gemelli e corresponding author – abbiamo evidenziato che i sintomi di IBS compaiono in una persona su 7 dopo un episodio di infezione gastrointestinale.  L’analisi dei dati ha consentito anche di appurare che dopo questo ‘innesco’, i disturbi permangono per 6-11 m...

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