Salute e benessere

Impariamo a mangiare dai Paesi non industrializzati per dimagrire e ridurre le malattie croniche

Una dieta che imita quella delle società ancora non industrializzate riduce i livelli di infiammazione, colesterolo cattivo, peso corporeo e glicemia

Redazione Quotidiano Benessere

Un ragionato "ritorno al passato" nel modo in cui ci alimentiamo potrebbe proteggerci da molte patologie croniche, come diabete, obesità e problemi cardiovascolari. Una nuova dieta ispirata a quella di popolazioni di contesti ancora non industrializzati e descritta sulla rivista Cell ha portato, in sole tre settimane di applicazione in uno studio controllato, cambiamenti metabolici e immunologici che potrebbero prevenire molte malattie che sono esplose con l'avvento e la diffusione dei cibi ultraprocessati (cioè lavorati fino a snaturare le caratteristiche delle materie prime di base, con il solo scopo di risultare più piacevoli al palato).

Molto cibo, pochi nutrienti. Gli alimenti delle società industrializzate, molto lavorati, ricchi di additivi alimentari e poveri di fibre, hanno favorito il sovraconsumo di cibo e completamente alterato il microbioma intestinale, cioè la totalità del patrimonio genetico posseduto dal microbiota: questo è l'insieme di microrganismi che abitano il nostro tratto digerente e che hanno un ruolo chiave nel determinare il nostro stato di salute, influenzando digestione, metabolismo e sistema immunitario.

Che cosa si mangia? La nuova dieta, messa a punto da James Walter, Professore di Ecologia, Cibo e Microbioma all'University College Cork e presso l'istituto di ricerca APC Microbiome Ireland, si ispira a quella di alcune popolazioni non ancora raggiunte dall'industrializzazione della Papua Nuova Guinea e consiste in una base di ortaggi, legumi e altri alimenti integrali di origine vegetale, più una piccola porzione giornaliera di proteine (salmone, pollo o maiale). 
Non contempla latticini, manzo o frumento (semplicemente perché non sono alimenti presenti sulle tavole dei papuani) e ha un contenuto bassissimo di cibi ultraprocessati ricchi di zuccheri e grassi saturi. Prevede inoltre un apporto di fibre di 22 grammi ogni mille kilocalorie, superiore a quello delle linee guida attuali (13-17 grammi ogni 1000 kcal).

Una prova ben riuscita. Walter e colleghi hanno sottoposto il regime alimentare, chiamato NiMeTM (Non-industrialized Microbiome Restore) a un gruppo di partecipanti canadesi, che hanno anche ricevuto un'integrazione a base del batterio L. reuteri, un microrganismo benefico per la f...

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