Rimpiazzare parte della carne rossa che mangiamo con i pesci alla base della catena alimentare marina come acciughe, sardine e aringhe, porterebbe a salvare 750.000 vite all'anno nel 2050.
Il cambio di alimentazione farebbe guadagnare anni di vita perché migliorerebbe la salute cardiovascolare, specialmente delle popolazioni dei Paesi a medio e basso reddito. Bisognerebbe soltanto imparare a usare meglio una risorsa già presente in abbondanza nei mari e specialmente lungo le coste di molti Paesi in via di sviluppo - come afferma uno studio pubblicato sul BMJ Global Health.
Il consumo di carne rossa e processata è associato a un rischio aumentato di malattie non trasmissibili, cioè di patologie croniche e a lungo decorso che derivano da una combinazione di fattori genetici, fisiologici, ambientali e comportamentali come cancro, diabete, problemi cardiovascolari. A questa categoria di malattie si deve circa il 70% dei decessi globali, e le patologie coronariche, gli ictus, il diabete e i tumori dell'intestino - tutte condizioni legate a un'alimentazione poco salutare - sono alla base del 44% di queste morti.
I cosiddetti pesci foraggio come acciughe, sardine e aringhe, chiamati così perché vengono predati da pesci più grandi, sono ricchi di omega 3, i grassi polinsaturi che contribuiscono al mantenimento di livelli normali di colesterolo nel sangue e al buon funzionamento del cuore. Oltretutto, questa fonte proteica ha anche il più basso impatto in termini di emissioni di CO2 rispetto a tutte le altre proteine animali. Tuttavia, tre quarti di questi pesci, inclusa buona parte del pescato delle acque limitrofe a Paesi affetti da malnutrizione, finiscono nella produzione di farina di pesce e olio di pesce, che vengono utilizzati negli allevamenti di pesci di acquacoltura destinati ai Paesi industrializzati.
Un gruppo di scienziati guidati da Shujuan Xia, del National Institute for Environmental Studies di Tsukuba, Giappone, ha incrociato le proiezioni sul consumo di carne rossa nel 2050 in 137 Paesi con quelli sulla pesca di pesci foraggio in vari habitat marini. Trovando che, se queste risorse venissero usate per aumentare il consumo giornaliero di pesce pro-capite nei Paesi dove questa necessità non viene ovviata, portandosi vicino al livello raccomandato di 40 kcal, allora si riuscirebbero a prevenire da mezzo milione a 750.000 decessi per malattie legate a una cattiva alimentazione, e in particolare per malattie coronariche.
Questa rivoluzione alimentare porterebbe a evitare complessivamente, da 8 a 15 milioni di anni vissuti con una disabilità cronica, la maggior parte dei quali sono oggi concentrati nei Paesi a medio e basso reddito.
I ricercatori...