Allarme microplastiche: "indiziate per l'aumento di tumori tra i giovani". La ricerca di Airc, Niguarda e Ifom
Sanità Italia
Allarme microplastiche: "indiziate per l'aumento di tumori tra i giovani". La ricerca di Airc, Niguarda e Ifom
L'indagine sul Millennials
di Elena Dusi - RepubblicaMILANO – “Quando in ospedale è arrivato un ragazzo di 24 anni con un tumore del colon metastatico ci siamo stupiti. Non sono pazienti che un medico vede di frequente. Quando subito dopo ne sono arrivati altri, tutti molto giovani, ci siamo chiesti: ma cosa sta accadendo?”Era il 2018 e Gianluca Mauri, medico-ricercatore dell’Ifom (l’Istituto di oncologia molecolare dell’Airc) e dell’Ospedale Niguarda di Milano, lavorava come specializzando nel reparto di oncologia diretto da Salvatore Siena. A oggi i pazienti con un tumore del colon sotto ai 40 anni sono aumentati ancora. Risalendo nei registri dell’ospedale fino al 2002, il loro numero arriva a circa duecento, tutti giovani, e nella maggior parte dei casi senza fattori di rischio apparenti.I giovani si ammalano di più“I tumori dei giovani sono in aumento, non solo al colon e non solo in Italia. Non sappiamo il perché e vogliamo capirlo”, spiega Alberto Bardelli, professore di Oncologia all’Università di Torino e direttore dell’Ifom-Ets, istituto di ricerca fondato a Milano nel 1998 dalla Fondazione Airc, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro che oggi porta le sue azalee in 3.500 piazze italiane per finanziare la ricerca. In 40 anni di attività, Airc ha finanziato la lotta contro il cancro con 300 milioni di euro.Secondo uno studio del 2023 della rivista Bmj Oncology le diagnosi di cancro al di sotto dei 50 anni sono aumentate tra il 1990 e il 2019 del 79,1%, mentre i decessi sono cresciuti del 27,7%, a fronte di una diminuzione dell’incidenza dei tumori al di sopra dei 50 anni.Le possibili causeLe cause sono sconosciute, ma ci sono dei sospetti. “Stiamo seguendo delle piste. Abbiamo degli esperimenti in corso per verificarle” dice Bardelli. “Stiamo osservando ad esempio l’effetto delle microplastiche che ingeriamo inconsapevolmente, degli zuccheri complessi contenuti nelle bevande gassate, di carne rossa cotta ad alte temperature e alcol. Se poi pensiamo che un tumore del colon impiega tra 5 e 10 anni per crescere fino a formare metastasi, ci chiediamo anche: ma quei ragazzi hanno iniziato a sviluppare il tumore a 14 anni o il loro è un tumore in qualche modo diverso, capace di crescere più velocemente?”Mentre le gru lavorano per rendere la zona ex industriale attorno a Porta Romana un quartiere glamour, con il villaggio olimpico che brulica di operai e risuona di martellate, i ricercatori in camice bianco lavorano chini su microscopi e computer, in silenzio.“Le storie dei giovani malati di cancro sono spesso drammatiche” racconta Giorgio Patelli, anche lui medico-ricercatore all’Ifom e al Niguarda. “A volte hanno figli piccoli, si accorgono del tumore troppo tardi perché spesso ancora nessuno, compresi i medici, prende in considerazione l’ipotesi di un cancro del colon a queste età. Quando poi la chirurgia non è più un’opzione, i pazienti più giovani tendono a rispondere meno bene alle terapie mediche”.Gli organoidi in aiuto della ricercaLo stesso percorso - dal reparto al centro di ricerca - l’hanno fatto chiuse in una provetta alcune cellule del tumore prelevate dai giovani pazienti. “Le coltiviamo in una piastra da laboratorio” racconta Meike Suuwtje Thijssen, dottoranda dell’Ifom originaria dell’Olanda, mentre mette a fuoco il microscopio.Attraverso l’oculare si vedono ammassi di cellule di pochi millimetri dalla forma che a un profano sembra irregolare. “In realtà sono organoidi” spiega. “Riproducono in piccolo il tumore reale del paziente e ci permettono di studiarne le caratteristiche”. Per coltivarli servono alcune settimane o mesi. In circa un caso su due il tentativo fallisce e l’organoide si disgrega.Mentre lavora, Thijssen risponde a un collega che si lamenta del tempo piovigginoso con un sorriso solare: “Non conosci il clima in Olanda”.I test con le sostanze rischioseAll’Ifom si studiano due tipi di organoidi, con due obiettivi diversi. Quelli realizzati partendo da cellule tumorali vengono usati per testare le cure migliori, che poi orienteranno la terapia del paziente da cui il tessuto era stato prelevato. Quelli ottenuti da cellule sane sono esposti per mesi alle sostanze sospettate di promuovere i tumori più diffusi nei giovani: zuccheri raffinati, plastiche e sostanze usate nella loro fabbricazione, ammine eterocicliche (le molecole tossiche della carne rossa cotta ad alta temperatura) e acetaldeide, il metabolita in cui il nostro fegato trasforma l’alcol, che ha effetto cancerogeno.“I test sono ancora in corso, ma nel caso di plastiche e carni rosse vediamo un aumento della proliferazione delle cellule” spiega Bardelli, sostenuto da Airc per un ampio progetto di ricerca sul tumore del colon e sull’aumento della sua incidenza nei giovani. La proliferazione delle cellule non è ancora un tumore vero e proprio, ma una possibile strada verso di esso diretta. Il progetto di ricerca è portato avanti grazie ai finanziamenti dell’Airc, l’Associazione Italiana per la ricerca sul cancro.L’insidia delle microplastiche“Della carne bruciata conosciamo già la pericolosità” spiega Bardelli. “Le microplastiche invece sono un materiale più misterioso per noi. Vediamo le sue particelle microscopiche entrare dentro le cellule, in particolare negli organelli chiamati lisosomi. Ma non sappiamo se siano tossiche in sé o se causino infiammazioni che a loro volta favoriscono il tumore. In ogni caso il nostro organismo di fronte alla plastica non sa come comportarsi. Non l’ha mai conosciuta durante l’evoluzione. Non ha meccanismi per disfarsene”.Eppure, prosegue il ricercatore, “è stato calcolato che ciascuno di noi ingerisce ogni settimana l’equivalente in microplastiche di una carta di credito. Se anche scoprissimo che fanno male, sono talmente pervasive che non sapremmo come liberarcene”.Un fenomeno osservato in tutto il mondoL’aumento dei tumori giovanili è stato osservato negli Stati Uniti a partire da fine anni ’70, poi negli anni ’80 e ’90 anche in Canada, Francia, Cina, Egitto. “L’America ci precede di un decennio nell’evoluzione di molte malattie” dice Bardelli. E oggi negli Usa il tumore del colon-retto è diventata la prima causa di morte per cancro negli uomini tra 20 e 49 anni.Non tutte le statistiche concordano nella definizione di “giovanile”, e questo non aiuta le analisi. Gli organi più colpiti sono quelli dell’apparato digerente: colon e retto in primis, ma anche stomaco, esofago, pancreas, vie biliari. E’ un indizio che farebbe pensare a un problema di dieta, o comunque ambientale: la crescita riguarda anche il tumore del seno delle giovani donne.“Un medico, con un ventenne di fronte, non è portato a pensare che possa avere un tumore del colon-retto. Eppure forse questo approccio dovrà cambiare” prosegue Bardelli. Gli Stati Uniti hanno già abbassato l’età in cui è consigliato iniziare lo screening con la colonscopia: 45 anni anziché 50.L’indagine sui MillennialsNeanche gli Usa però, nonostante il loro anticipo, sono riusciti a trovare per ora il bandolo della matassa. “Dev’essere qualcosa arrivato attorno agli anni ’80 e ’90” ragiona Bardelli. “Riguarda la generazione dei nostri figli, i Millennials, le sostanze che hanno ingerito o con cui sono entrati in contatto. Sostanze alle quali noi, durante la nostra infanzia, eravamo meno esposti. Ci vengono in mente succhi di frutta o altre bevande molto zuccherate e gassate, i barbecue con la carne annerita e l’alcol, o gli antibiotici che creano squilibri nella flora intestinale e che i nostri bambini prendevano al primo colpo di tosse. Un buon numero dei tumori giovanili che abbiamo studiato portava tracce, nel Dna delle cellule, proprio del contatto con particolari tipi di batteri che colonizzano l’intestino. Oppure ci sono appunto le microplastiche. Gli anni ’90 sono quelli in cui Woody Allen, nei suoi film, non torna più a casa reggendo le buste di carta, ma quelle di plastica”.
di Elena Dusi - Repubblica MILANO - "Quando in ospedale è arrivato un ragazzo di 24 anni con un tumore del colon metastatico ci siamo stupiti. Non sono pazienti che un medico vede di frequente. Quando subito dopo ne sono arrivati altri, tutti molto giovani, ci siamo chiesti: ma cosa sta accadendo?"
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Era il 2018 e Gianluca Mauri, medico-ricercatore dell'Ifom (l'Istituto di oncologia molecolare dell'Airc) e dell'Ospedale Niguarda di Milano, lavorava come specializzando nel reparto di oncologia diretto da Salvatore Siena. A oggi i pazienti con un tumore del colon sotto ai 40 anni sono aumentati ancora. Risalendo nei registri dell'ospedale fino al 2002, il loro numero arriva a circa duecento, tutti giovani, e nella maggior parte dei casi senza fattori di rischio apparenti.
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I giovani si ammalano di più "I tumori dei giovani sono in aumento, non solo al colon e non solo in Italia. Non sappiamo il perché e vogliamo capirlo", spiega Alberto Bardelli, professore di Oncologia all'Università di Torino e direttore dell'Ifom-Ets, istituto di ricerca fondato a Milano nel 1998 dalla Fondazione Airc, l'Associazione italiana per la ricerca sul cancro che oggi porta le sue azalee in 3.500 piazze italiane per finanziare la ricerca. In 40 anni di attività, Airc ha finanziato la lotta contro il cancro con 300 milioni di euro.
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Secondo uno studio del 2023 della rivista Bmj Oncology le diagnosi di cancro al di sotto dei 50 anni sono aumentate tra il 1990 e il 2019 del 79,1%, mentre i decessi sono cresciuti del 27,7%, a fronte di una diminuzione dell'incidenza dei tumori al di sopra dei 50 anni.
Le possibili cause Le cause sono sconosciute, ma ci sono dei sospetti. "Stiamo seguendo delle piste. Abbiamo degli esperimenti in corso per verificarle" dice Bardelli. "Stiamo osservando ad esempio l'effetto delle microplastiche che ingeriamo inconsapevolmente, degli zuccheri complessi contenuti nelle bevande gassate, di carne rossa cotta ad alte temperature e alcol. Se poi pensiamo che un tumore del colon impiega tra 5 e 10 anni per crescere fino a formare metastasi, ci chiediamo anche: ma quei ragazzi hanno iniziato a sviluppare il tumore a 14 anni o il loro è un tumore in qualche modo diverso, capace di crescere più velocemente?"
Mentre le gru lavorano per rendere la zona ex industriale attorno a Porta Romana un quartiere glamour, con il villaggio olimpico che brulica di operai e risuona di martellate, i ricercatori in camice bianco lavorano chini su microscopi e computer, in silenzio. "Le storie dei giovani malati di cancro sono spesso drammatiche" racconta Giorgio Patelli, anche lui medico-ricercatore all'Ifom e al Niguarda. "A volte hanno figli piccoli, si accorgono del tumore troppo tardi perché spesso ancora nessuno, compresi i medici, prende in considerazione l'ipotesi di un cancro del colon a queste età. Quando poi la chirurgia non è più un'opzione, i pazienti più giovani tendono a rispondere meno bene alle terapie mediche".
Gli organoidi in aiuto della ricerca Lo stesso percorso - dal reparto al centro di ricerca - l'hanno fatto chiuse in una provetta alcune cellule del tumore prelevate dai giovani pazienti. "Le coltiviamo in una piastra da laboratorio" racconta Meike Suuwtje Thijssen, dottoranda dell'Ifom originaria dell'Olanda, mentre mette a fuoco il microscopio.
Attraverso l'oculare si vedono ammassi di cellule di pochi millimetri dalla forma che a un profano sembra irregolare. "In realtà sono organoidi" spiega. "Riproducono in piccolo il tumore reale del paziente e ci permettono di studiarne le caratteristiche". Per coltivarli servono alcune settimane o mesi. In circa un caso su due il tentativo fallisce e l'organoide si disgrega. Mentre lavora, Thijssen risponde a un collega che si lamenta del tempo piovigginoso con un sorriso solare: "Non conosci il clima in Olanda".
I test con le sostanze rischiose All'Ifom si studiano due tipi di organoidi, con due obiettivi diversi. Quelli realizzati partendo da cellule tumorali vengono usati per testare le cure migliori, che poi orienteranno la terapia del paziente da cui il tessuto era stato prelevato. Quelli ottenuti da cellule sane sono esposti per mesi alle sostanze sospettate di promuovere i tumori più diffusi nei giovani: zuccheri raffinati, plastiche e sostanze usate nella loro fabbricazione, ammine eterocicliche (le molecole tossiche della carne rossa cotta ad alta temperatura) e acetaldeide, il metabolita in cui il nostro fegato trasforma l'alcol, che ha effetto cancerogeno.
"I test sono ancora in corso, ma nel caso di plastiche e carni rosse vediamo un aumento della proliferazione delle cellule" spiega Bardelli, sostenuto da Airc per un ampio progetto di ricerca sul tumore del colon e sull'aumento della sua incidenza nei giovani. La proliferazione delle cellule non è ancora un tumore vero e proprio, ma una possibile strada verso di esso diretta. Il progetto di ricerca è portato avanti grazie ai finanziamenti dell'Airc, l'Associazione Italiana per la ricerca sul cancro.
L'insidia delle microplastiche "Della carne bruciata conosciamo già la pericolosità" spiega Bardelli. "Le microplastiche invece sono un materiale più misterioso per noi. Vediamo le sue particelle microscopiche entrare dentro le cellule, in particolare negli organelli chiamati lisosomi. Ma non sappiamo se siano tossiche in sé o se causino infiammazioni che a loro volta favoriscono il tumore. In ogni caso il nostro organismo di fronte alla plastica non sa come comportarsi. Non l'ha mai conosciuta durante l'evoluzione. Non ha meccanismi per disfarsene".
Eppure, prosegue il ricercatore, "è stato calcolato che ciascuno di noi ingerisce ogni settimana l'equivalente in microplastiche di una carta di credito. Se anche scoprissimo che fanno male, sono talmente pervasive che non sapremmo come liberarcene".