Salute e benessere
È vero che mangiamo una carta di credito in microplastiche alla settimana?
L'immagine è di grande impatto, ma la quantità è, dati alla mano, probabilmente esagerata. Rimane che il tema microplastiche va affrontato seriamente
Ogni volta che esce una notizia sull'inquinamento da plastica la domanda sorge spontanea: quanti, dei frammenti di plastica presenti nell'aria, nel cibo, nell'acqua e nel suolo riescono a infiltrarsi nel nostro organismo? Molti, troppi: fornire un numero preciso in questo caso non è possibile. Ma probabilmente non, come spesso si sente dire, 5 grammi di microplastiche a settimana, l'equivalente in peso di una carta di credito.
UN'IMMAGINE POTENTE (MA FORSE SBAGLIATA). Questo dato ormai molto ripreso arriva da uno studio dal titolo No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion from Nature to People commissionato dal WWF all'Università di Newcastle (Australia). L'analisi suggerisce che «una persona media potrebbe ingerire approssimativamente 5 grammi di plastica alla settimana. L'equivalente in peso di una carta di credito», e più avanti che «l'assunzione di comuni cibi e bevande può risultare in un'ingestione settimanale di approssimativamente 5 grammi di plastica, in base anche alle abitudini di consumo».
Quella della carta di credito è un'immagine molto efficace che rende bene l'idea della quantità di particelle di plastica che ormai contaminano ogni cosa: noi stessi l'avevamo ripresa nel darvi la notizia. Rileggendo però il documento e le fonti su cui si basa con una maggiore attenzione si scopre che è una stima probabilmente eccessiva. Il perché lo spiega bene il chimico Ruggero Rollininel suo libro Quello che sai sulla plastica è sbagliato, scritto insieme a Stefano Bertacchi e Simone Angioni (come si legge su Focus.it)
VALORE LIMITE. In realtà gli stessi autori del report commissionato dal WWF, nel 2020 hanno sottomesso, e in seguito pubblicato, i dati a una rivista scientifica. E leggendo il loro studio sul Journal of Hazardous Materials si trova che «il tasso medio globale di microplastiche ingerite è di 0,7 grammi a settimana». Infatti, dicono i ricercatori «abbiamo stimato che globalmente, in media, gli esseri umani ingeriscano tra gli 0,1 e i 5 grammi di microplastiche alla settimana attraverso vari tipi di esposizione». Dunque il dato dei 5 grammi c'è, ma è l'estremo superiore dell'intervallo fornito dal team di Newcastle.
Tra 0,1 e 5 grammi c'è una bella differenza e a determinare come ci si muova in questo ampio intervallo sono variabili come genere, località geografica in cui si vive, età, peso e dimensioni corporee, caratteristiche di popolazione, stile di vita, dieta seguita, tipo di polimero di plastica e distribuzione dei frammenti.
STIME ECCESSIVE. Studi successivi, come una ricerca pubblicata sulla rivista Environmental Science & Technology nel 2021, hanno provato a rifare i calcoli della quantità di microplastiche che ingeriamo e respiriamo, arrivando a risultati molto diversi e decisamente inferiori, anche per ordine di grandezza: un adulto, stimano gli scienziati dell'Università di Wageningen, Olanda, assume circa 883 particelle di microplastica al giorno: l'equivalente in peso a circa 583 nanogrammi (miliardesimi di grammo), al giorno di microplastiche; cioè poco più di 4 microgrammi, (milionesimi di grammi) a settimana.
Circa un milione di volte in meno rispetto a quei famosi 5 grammi - una carta di credito ogni 23.000 anni, calcola Rollini.
Un altro studio del 2019 ha trovato risultati ancora più bassi: tra le 74.000 e le 121000 particelle di microplastiche inalate e ingerite all'anno in media da un adulto. Calcolando i valori giornalieri siamo a stime ancora inferiori rispetto alla precedente. I dati che supportano l'"ipotesi carta di credito" paiono dunque sovrastimati di diversi ordini di magnitudine, come stabilito da una successiva analisi del 2022.
IN ATTESA DI RISPOSTE. Tutto questo non risolve la questione di quante microplastiche ingeriamo. La verità è che al momento per ammissione stessa dell'OMS, non è possibile capirlo con certezza, essendoci troppi pochi dati sulla contaminazione da microplastiche di cibo, acqua e aria: al di là del dibattito sulle quantità assumiamo come indubbio che l'uomo, come tutti gli altri animali, è esposto a una contaminazione da micro e nanoplastiche, che gli effetti di queste sulla salute sono molto probabilmente dannosi, ma non ancora del tutto compresi, e che il tema dell'inquinamento da plastica è complesso e urgente, da affrontare con serietà perché già di molto fuori controllo.